Art. 241 Codice Appalti: Il processo arbitrale nei contratti pubblici

L’art 241 del Codice degli Appalti disciplina l’arbitrato come metodo di risoluzione delle controversie derivanti dall’esecuzione dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi, forniture, concorsi di progettazione e di idee. Questo strumento è utilizzabile solo per le controversie su diritti soggettivi.

Le controversie che possono essere deferite ad arbitri includono quelle che derivano dal mancato raggiungimento dell’accordo bonario previsto dall’articolo 240 del Codice degli Appalti. L’accordo bonario è una fase preliminare alla definizione delle controversie, che prevede la possibilità per le parti di concordare una soluzione amichevole senza dover ricorrere ad altre forme di risoluzione delle controversie.

L’arbitrato offre un’alternativa alla giustizia ordinaria per la risoluzione delle controversie contrattuali nel settore degli appalti pubblici. Consente alle parti coinvolte di scegliere degli arbitri che si occuperanno di valutare e decidere sulla controversia in modo imparziale e indipendente.

È importante sottolineare che l’arbitrato può essere utilizzato solo se le parti coinvolte concordano di comune accordo di sottoporre la controversia ad arbitri.

Quali sono le previsioni del nuovo codice degli appalti?

Il nuovo codice degli appalti, in vigore dal 19 aprile 2016, ha introdotto una serie di novità e cambiamenti significativi nel processo di aggiudicazione degli appalti pubblici. Uno dei principali obiettivi del nuovo codice è quello di promuovere la qualità e l’innovazione nelle forniture, servizi e lavori pubblici, e di ridurre la dipendenza esclusiva dal criterio del prezzo più basso.

Una delle principali novità introdotte dal nuovo codice è l’introduzione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV) come criterio di aggiudicazione preferenziale rispetto al solo prezzo più basso. Questo significa che, oltre al prezzo, verranno valutati anche altri fattori come il valore tecnico dell’offerta, la qualità dei prodotti o servizi offerti, l’efficienza energetica, gli aspetti ambientali e sociali, nonché il livello di innovazione proposto dal concorrente. In questo modo, si cerca di premiare le imprese che offrono soluzioni di alta qualità e innovative, anche se il loro prezzo potrebbe essere leggermente più alto rispetto alla media.

Inoltre, il nuovo codice degli appalti introduce anche l’obbligo per le stazioni appaltanti di pubblicare in anticipo una serie di documenti, tra cui il bando di gara e il disciplinare di gara, che devono essere accessibili gratuitamente a tutti i potenziali concorrenti. Questo permette di garantire maggiore trasparenza e parità di trattamento tra i partecipanti al processo di aggiudicazione degli appalti.

Un’altra importante novità introdotta dal nuovo codice riguarda l’obbligo per le stazioni appaltanti di utilizzare, per lo svolgimento delle procedure di gara, una piattaforma elettronica per la gestione degli appalti pubblici, denominata Sistema di Informazione per gli Appalti Pubblici (SIAP). Questo sistema permette di semplificare e accelerare le procedure di gara, riducendo i tempi e i costi associati alla gestione degli appalti pubblici.

In conclusione, il nuovo codice degli appalti introduce una serie di novità che hanno l’obiettivo di promuovere la qualità e l’innovazione nelle forniture, servizi e lavori pubblici. L’introduzione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, insieme all’obbligo di pubblicazione dei documenti di gara e all’utilizzo del SIAP, permette di garantire maggiore trasparenza, parità di trattamento e efficienza nel processo di aggiudicazione degli appalti pubblici.

Quando si applica il D.Lgs. 50/2016?

Quando si applica il D.Lgs. 50/2016?

Il Decreto legislativo 50/2016, noto come il codice dei contratti pubblici, si applica a partire dal 1° luglio 2023. A partire da questa data, le disposizioni del vecchio codice dei contratti pubblici, come i regolamenti e le linee guida dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), non saranno più in vigore e saranno sostituite dal nuovo codice. Tuttavia, ciò si applica solo se non è diversamente previsto nel nuovo codice dei contratti pubblici.

Il nuovo codice dei contratti pubblici è stato introdotto per semplificare e migliorare le procedure di appalto pubblico, promuovere la concorrenza e garantire la trasparenza e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Essa stabilisce le regole e le procedure per l’aggiudicazione di contratti pubblici, l’affidamento di servizi pubblici e la gestione delle concessioni.

L’obiettivo principale del nuovo codice dei contratti pubblici è quello di garantire un processo di appalto equo e trasparente, che promuova la concorrenza tra i fornitori e assicuri il miglior rapporto qualità-prezzo per la pubblica amministrazione. Inoltre, il nuovo codice introduce nuove misure per prevenire e contrastare la corruzione e promuovere l’integrità nell’appalto pubblico.

In conclusione, a partire dal 1° luglio 2023, il vecchio codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 50/2016) sarà sostituito dal nuovo codice dei contratti pubblici, a meno che non sia diversamente previsto nel nuovo codice. Il nuovo codice mira a semplificare le procedure di appalto pubblico, promuovere la concorrenza e garantire la trasparenza e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche.

Quali soggetti non possono essere nominati commissari giudicatrici?

Quali soggetti non possono essere nominati commissari giudicatrici?

Secondo le norme vigenti, coloro che hanno ricoperto cariche di pubblico amministratore nel biennio antecedente all’indizione della procedura di aggiudicazione non possono essere nominati commissari giudicatrici per i contratti affidati dalle Amministrazioni presso le quali hanno esercitato le proprie funzioni. Questo requisito è stato introdotto per garantire l’imparzialità e l’indipendenza dei commissari giudicatrici nel processo di selezione e valutazione delle offerte per l’aggiudicazione dei contratti pubblici.

La ragione dietro questa restrizione è che coloro che hanno occupato posizioni di responsabilità all’interno di un’Amministrazione potrebbero avere interessi o relazioni che potrebbero influenzare la loro imparzialità nel processo di selezione delle offerte. Pertanto, per evitare conflitti di interesse e garantire la trasparenza e l’equità nella procedura di aggiudicazione dei contratti pubblici, tali soggetti sono esclusi dalla possibilità di essere nominati commissari giudicatrici per i contratti affidati dalle Amministrazioni presso le quali hanno esercitato le proprie funzioni.

Questa restrizione è finalizzata a garantire che il processo di selezione delle offerte sia basato su criteri oggettivi e imparziali, al fine di garantire una concorrenza leale e l’assegnazione dei contratti pubblici a soggetti che soddisfano i requisiti richiesti. In questo modo, si mira a garantire l’efficienza e l’efficacia nell’utilizzo delle risorse pubbliche e a promuovere la trasparenza e l’integrità nella gestione dei contratti pubblici.

Quali sono i contratti esclusi dal codice degli appalti?

Quali sono i contratti esclusi dal codice degli appalti?

I contratti esclusi dal codice degli appalti sono quelli definiti come “passivi” e “attivi” nel Titolo II, articoli da 4 a 20 del Codice degli appalti pubblici. I contratti passivi sono quelli in cui si spende denaro pubblico, mentre i contratti attivi sono quelli in cui si ricava un utile. Questi contratti esclusi non sono soggetti alla disciplina del codice degli appalti e sono regolamentati da norme specifiche.

Tra i contratti esclusi troviamo ad esempio i contratti di acquisto di beni e servizi di importo inferiore a 40.000 euro per la pubblica amministrazione centrale e a 150.000 euro per le altre amministrazioni pubbliche. Anche i contratti di appalto di servizi di importo inferiore a 200.000 euro per la pubblica amministrazione centrale e a 750.000 euro per le altre amministrazioni pubbliche sono esclusi. Inoltre, sono esclusi i contratti di concessione di servizi di importo inferiore a 5.548.000 euro.

Altri esempi di contratti esclusi sono quelli relativi a servizi professionali, come consulenze legali o tecniche, o servizi di architettura o ingegneria di importo inferiore a 100.000 euro per la pubblica amministrazione centrale e a 214.000 euro per le altre amministrazioni pubbliche. I contratti di affitto di immobili, i contratti di fornitura di energia elettrica, gas o acqua, i contratti di noleggio o locazione di mezzi di trasporto e i contratti di investimento finanziario sono anch’essi esclusi dal codice degli appalti.

In conclusione, i contratti esclusi dal codice degli appalti sono quelli “passivi” e “attivi” definiti nel Titolo II del codice. Questi contratti non sono soggetti alle norme del codice degli appalti e sono regolamentati da norme specifiche.

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