Iniziali dell’iscrizione Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum «Gesù Nazareno Re dei Giudei», il termine INRI è un nome storico, ma tuttora in uso, con il quale si designa la parte meridionale dell’altopiano della Palestina, fra il Mar Morto e il Mar di Levante. È la parte più elevata dell’altopiano.
Giudea nell’Enciclopedia Treccani
Secondo i Vangeli, l’iscrizione fu fatta mettere da Pilato, per dispregio, sulla croce di Cristo, in tre lingue: ebraico, greco e latino. Ponzio Pilato, procuratore romano, fu colui che ordinò l’esecuzione di Gesù.
Domanda: Come si legge INRI?
INRI è un acronimo latino che sta per “Iesus Nazarenus Rex Iudeorum”, che tradotto in italiano significa “Gesù Nazareno Re dei Giudei”. Questa frase era scritta sopra la croce su cui Gesù fu crocifisso secondo la tradizione cristiana.
La presenza dell’iscrizione INRI sulla croce ha una profonda importanza simbolica nella cristianità. Essa rappresenta il riconoscimento della regalità di Gesù da parte delle autorità religiose e politiche dell’epoca, anche se in modo derisorio. Infatti, l’iscrizione fu posta da Ponzio Pilato, il governatore romano della Giudea, come una sorta di scherno verso Gesù e la sua affermata posizione di Re dei Giudei.
Questa frase ha una grande rilevanza anche nell’iconografia cristiana, dove spesso si può vedere Gesù raffigurato sulla croce con l’iscrizione INRI sopra di lui. Questa rappresentazione simbolica serve a ricordare la passione e la morte di Gesù come sacrificio redentore per l’umanità.
In conclusione, l’acronimo INRI si legge come “Iesus Nazarenus Rex Iudeorum” e rappresenta l’iscrizione posta sulla croce di Gesù. Questa frase ha un significato profondo nella tradizione cristiana, simboleggiando la regalità di Gesù e il suo sacrificio per l’umanità.
La scritta INRI si trova sopra la croce di Gesù.
Ad accomunare tutte le rappresentazioni della crocifissione di Gesù non sono solo le magre costole del corpo di Cristo, la corona di spine arricciata attorno alla sua testa o i chiodi che ne bloccano mani e piedi; è ricorrente anche un’iscrizione, posta in cima alla croce: I.N.R.I. Questa sigla, che si trova spesso scritta sopra la croce di Gesù, ha un significato molto importante nella tradizione cristiana. L’acronimo I.N.R.I. deriva dall’iscrizione che il governatore romano Ponzio Pilato fece mettere sulla croce di Gesù durante la sua crocifissione. Secondo il vangelo di Giovanni, l’iscrizione diceva: “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei”. L’acronimo I.N.R.I. è una versione abbreviata di questa frase latina e le quattro lettere corrispondono alle iniziali delle parole che compongono l’iscrizione originale. La lettera “I” sta per “Iesus” (che significa Gesù), la lettera “N” sta per “Nazarenus” (che significa Nazareno), la lettera “R” sta per “Rex” (che significa Re) e la lettera “I” sta per “Iudaeorum” (che significa dei Giudei). Insieme, queste quattro lettere formano l’acronimo I.N.R.I., che viene spesso interpretato come “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei”. Questa sigla è diventata un simbolo molto riconoscibile della crocifissione di Gesù e viene spesso rappresentata sopra la croce nelle opere d’arte e nelle rappresentazioni della Passione.
Qual è il significato del nome Gesù?
Il nome Gesù ha origine dall’ebraico Yēshūa‛, che significa “Yahweh [è] salvezza”. Questo nome è stato interpretato da Matteo come un’indicazione che in Gesù Cristo si compie la salvezza promessa da Dio. Il nome Gesù è anche correlato al nome Giosuè, che significa “Yahweh salva” ed è stato portato da un importante personaggio dell’Antico Testamento.
Il nome Gesù è centrale nel cristianesimo, poiché rappresenta il figlio di Dio che è venuto sulla terra per portare la salvezza all’umanità. Nel Nuovo Testamento, il nome Gesù è spesso accompagnato dal titolo “Cristo”, che significa “unto” o “messia”. Gesù è considerato il Messia atteso dagli ebrei e il suo nome è diventato simbolo di speranza, fede e amore per i cristiani.
Il nome Gesù ha avuto un impatto significativo sulla storia e sulla cultura, influenzando l’arte, la letteratura, la musica e la filosofia. È un nome che evoca un senso di devozione e di venerazione per milioni di persone in tutto il mondo. La sua importanza nel cristianesimo è tale che il nome Gesù è diventato uno dei più diffusi e riconoscibili al mondo.
Cosa disse Gesù sulla croce in aramaico?
Elì Elì lemà sabactàni è l’espressione che Gesù pronunciò sulla croce, in aramaico. Questa frase è riportata nei Vangeli di Matteo e Marco, e ha una grande importanza teologica. Gesù, morendo sulla croce, si rivolge a Dio con queste parole, che significano “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Questa invocazione esprime il profondo senso di abbandono e isolamento che Gesù ha sperimentato in quel momento, quando ha preso su di sé i peccati dell’umanità. Gesù, nella sua sofferenza, si identifica con tutti coloro che si sentono abbandonati e soli, portando speranza e consolazione a coloro che si trovano in situazioni di dolore e disperazione.
Secondo il contesto dei Vangeli, Gesù pronuncia queste parole poco prima di morire. È importante notare che, nonostante l’apparente senso di abbandono, Gesù continua a rivolgersi a Dio come “mio Dio”. Questo indica che, nonostante le difficoltà e la sofferenza, Gesù mantiene una profonda fiducia e relazione con il Padre. La sua invocazione riflette anche il salmo 22 dell’Antico Testamento, che inizia con le stesse parole e che descrive una situazione di grande sofferenza e abbandono, ma che alla fine si conclude con la speranza nella vittoria di Dio.
Le parole di Gesù sulla croce rappresentano un momento di grande intimità e comunione con Dio, nonostante la sofferenza e il senso di abbandono. Questa preghiera è un potente richiamo all’umanità a rivolgersi a Dio anche nei momenti più difficili, nella consapevolezza che Egli è sempre presente e pronto a ascoltare e rispondere alle nostre invocazioni.
Iudaeorum significa degli ebrei.
Nelle rappresentazioni artistiche della crocifissione, si riporta tradizionalmente come titulus le sole quattro lettere “INRI”, che sono l’abbreviazione dell’espressione latina “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”. Questa frase, che traduce il testo greco del vangelo di Giovanni, significa letteralmente “Gesù il Nazareno, Re dei Giudei”.
Questo titulus venne posto sulla croce di Gesù come un’indicazione della sua condanna a morte per mano delle autorità giudaiche e romane. È importante notare che il termine “Iudaeorum” si riferisce agli ebrei, poiché “Giudei” era il termine comune per indicare il popolo ebraico dell’epoca.
La presenza di questo titulus sulla croce di Gesù ha un significato teologico e simbolico profondo. Da un punto di vista teologico, sottolinea il ruolo centrale del popolo ebraico nella storia della salvezza, poiché Gesù stesso era ebreo. Simbolicamente, indica anche che Gesù è il Re dei Giudei e di tutti i popoli, poiché la sua morte e risurrezione hanno portato la salvezza all’umanità intera.
In conclusione, “Iudaeorum” significa degli ebrei e l’espressione completa “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum” si trova spesso come titulus nelle rappresentazioni artistiche della crocifissione di Gesù. Questo titulus sottolinea il ruolo centrale del popolo ebraico nella storia della salvezza e simboleggia il fatto che Gesù è il Re dei Giudei e di tutti i popoli.