On the rocks: il significato del cocktail on the rocks e come prepararlo

L’espressione “on the rocks drink” si riferisce a un modo particolare di presentare e bere alcuni liquori come whisky, aperitivi e digestivi. In pratica, questi liquori vengono versati direttamente nel bicchiere sopra dei cubetti di ghiaccio. Questa tecnica di servizio è spesso utilizzata per raffreddare il liquore e diluirlo leggermente, creando una bevanda rinfrescante e piacevole da gustare.

Un esempio classico di “on the rocks drink” è il martini on the rocks, in cui il martini viene versato direttamente nel bicchiere con dei cubetti di ghiaccio. Questa presentazione dà al martini un sapore leggermente più diluito e fresco, che può essere apprezzato da coloro che preferiscono una bevanda meno alcolica o più rinfrescante.

La pratica di servire i liquori “on the rocks” è spesso utilizzata anche nella pubblicità, per sottolineare il modo in cui i liquori possono essere gustati e apprezzati. Questa presentazione è particolarmente popolare nei bar e nei locali notturni, dove i clienti possono ordinare il proprio drink preferito “on the rocks” per godersi un momento di relax e raffreddare la bevanda.

Perché si dice on the rocks?

Alcuni puristi del whisky ritengono che l’espressione “on the rocks”, che in italiano sarebbe “sulle rocce”, derivi da un’antica tradizione scozzese di aggiungere pietre raffreddate dalla neve di montagna al whisky per raffreddarlo. Questo metodo era utilizzato per evitare di diluire il whisky con l’aggiunta di ghiaccio, che avrebbe potuto alterarne il sapore. Le pietre raffreddate venivano tradizionalmente raccolte dai corsi d’acqua di montagna e tenute in freezer fino al momento di servire il whisky. Quando il whisky veniva versato nel bicchiere, le pietre venivano aggiunte per mantenerlo fresco senza alterarne il sapore.

Questa pratica è stata tramandata nel corso dei secoli e ancora oggi alcune persone preferiscono servire il loro whisky “on the rocks”. Tuttavia, è importante sottolineare che non tutti gli appassionati di whisky sono d’accordo su questo metodo. Alcuni ritengono che l’aggiunta di ghiaccio o pietre possa influire negativamente sul gusto del whisky, diluendolo o alterandone le caratteristiche aromatiche. Quindi, mentre l’espressione “on the rocks” è ancora ampiamente utilizzata per indicare un whisky servito con ghiaccio o pietre, la scelta di gustare il whisky in questo modo dipende principalmente dalle preferenze personali di ogni individuo.

Domanda: Come si dividono i drink?

Domanda: Come si dividono i drink?

I cocktail possono essere suddivisi in base a diversi parametri. Uno dei principali criteri di suddivisione è la quantità di alcol presente nel drink. Si possono distinguere i cocktail alcolici da quelli non alcolici. I primi sono preparati utilizzando almeno una bevanda alcolica come ingrediente principale, come ad esempio la vodka, il rum o il tequila. I cocktail non alcolici, invece, sono preparati utilizzando solo bevande analcoliche come succhi di frutta, bibite gassate o bevande energetiche.

Un altro criterio di suddivisione dei cocktail riguarda il volume complessivo dei liquidi. Si possono distinguere i short drink, che hanno un volume di circa 60 ml, i medium drink, che hanno un volume compreso tra 90 e 130 ml, e i long drink, che hanno un volume di circa 150-200 ml. La scelta del volume del drink dipende spesso dal tipo di bicchiere o recipiente nel quale viene servito.

Infine, i cocktail possono essere suddivisi in base al recipiente nel quale vengono preparati. Alcuni cocktail vengono preparati direttamente nel bicchiere nel quale verranno serviti, mentre altri vengono preparati in un mixing-glass o in uno shaker e poi versati nel bicchiere. La scelta del recipiente dipende spesso dalla tecnica di preparazione del cocktail e dall’effetto visivo che si vuole ottenere.

In conclusione, i cocktail possono essere suddivisi in base alla quantità di alcol, al volume complessivo dei liquidi e al recipiente nel quale vengono preparati. Queste suddivisioni aiutano a classificare e identificare i diversi tipi di cocktail e a scegliere quello più adatto ai propri gusti e preferenze.

Quando sono nati i drink?

Quando sono nati i drink?

La nascita dei drink risale almeno al XVIII secolo, quando le bevande alcoliche iniziarono ad essere miscelate con altri ingredienti per creare nuovi e interessanti sapori. Tuttavia, la vera e propria definizione di cocktail è più recente, risalendo al 1806. In quell’anno, un giornale di Houston pubblicò un articolo in cui si cercava di spiegare ai lettori cosa fosse un cocktail. Secondo il giornalista, un cocktail era un “liquore” fatto con distillati, acqua, bitter e zucchero, con l’obiettivo di rinvigorire il corpo e alleviare la testa.

Da allora, i cocktail hanno guadagnato sempre più popolarità, diventando una parte integrante della cultura dei bar e dei locali notturni in tutto il mondo. Oggi, esistono una vasta gamma di cocktail, ognuno con la sua ricetta e il suo stile distintivo. Dai classici come il Martini e il Negroni, ai più moderni e creativi, i drink sono diventati un’arte a sé stante, con barman di talento che mettono in mostra le loro abilità nella creazione di combinazioni uniche di sapori e presentazioni accattivanti.

I cocktail non sono solo una bevanda, ma spesso rappresentano un’esperienza sensoriale completa. L’aspetto estetico del drink, la scelta degli ingredienti e l’arte della miscelazione sono tutti elementi che contribuiscono a creare un’esperienza memorabile per chi li degusta. Inoltre, i cocktail sono spesso associati a momenti di festa e di socializzazione, diventando un modo per celebrare e condividere momenti speciali con amici e familiari.

In conclusione, i drink sono nati nel XVIII secolo e hanno acquisito una definizione specifica nel 1806. Da allora, sono diventati una parte essenziale della cultura dei bar e dei locali notturni, offrendo una vasta gamma di sapori e sensazioni uniche. Ogni cocktail è un’opera d’arte in sé, creata con cura e passione dai barman di talento di tutto il mondo.

Cosa si usa per fare i drink?

Cosa si usa per fare i drink?

Per fare i drink, sono necessari diversi strumenti e accessori. Ecco una lista di quelli più comuni:

Jigger: è uno strumento di misurazione a doppia coppa utilizzato per dosare con precisione gli ingredienti liquidi. È disponibile in diverse dimensioni e può essere utilizzato sia per misurare quantità piccole che grandi.
Shaker: è uno strumento fondamentale per mescolare gli ingredienti di un drink. Di solito è composto da due parti: il bicchiere in metallo con filtro incorporato e il coperchio che si incastra saldamente. Per mescolare i drink, si inseriscono gli ingredienti nel bicchiere, si chiude con il coperchio e si agita energicamente.
Strainer: è un filtro utilizzato per separare il liquido dal ghiaccio e dai pezzi di frutta o erbe aromatiche presenti nel drink. Viene posizionato sopra il bicchiere o la coppetta in cui si desidera versare il drink.
Bar spoon: è un cucchiaio lungo e sottile utilizzato per mescolare delicatamente gli ingredienti all’interno del mixing glass. Spesso ha una spirale sul manico che permette di mescolare in modo uniforme e senza creare bolle d’aria.
Mixing glass: è un bicchiere o una coppetta di vetro utilizzata per mescolare gli ingredienti del drink con il bar spoon. È importante utilizzare un mixing glass di buona qualità per evitare di romperlo durante il mescolamento.
Spremilime: è uno strumento utilizzato per estrarre il succo di lime o di altri agrumi. Di solito ha una forma a mezzaluna con dei fori nella parte inferiore per far passare il succo.
Chiavi dosatrici: sono strumenti a forma di cono utilizzati per dosare gli ingredienti in polvere o granulari, come lo zucchero o il sale. Possono essere regolabili per dosare diverse quantità.
Colino: è uno strumento utilizzato per filtrare il liquido dai solidi, come ad esempio i pezzi di frutta o le erbe aromatiche. Viene posizionato sopra il bicchiere o la coppetta in cui si desidera versare il drink per evitare che i solidi finiscano nel bicchiere.

Questi sono solo alcuni degli strumenti più comuni utilizzati per fare i drink. A seconda del tipo di drink che si desidera preparare, potrebbero essere necessari anche altri accessori come pestelli, pinze per il ghiaccio, cannucce, ecc.

Come vengono classificati i cocktail?

I cocktail vengono classificati in base a diversi criteri, tra cui la loro composizione e la quantità di alcol presente. Una delle classificazioni più comuni è quella basata sulla capacità del cocktail. Avremo così i Long Drink, che hanno una capacità che va da 13 a 20 cl. Questi drink sono caratterizzati dalla presenza di una parte analcolica che prevale su quella alcolica. I Long Drink sono spesso serviti in bicchieri alti e sono ideali per chi preferisce un sapore più leggero e una bevanda più rinfrescante.

Un’altra categoria di cocktail è quella dei Medium Drink, che hanno una capacità da 10 a 13 cl. In questi drink, la parte alcolica prevale su quella analcolica. I Medium Drink sono quindi più forti e hanno un sapore più intenso rispetto ai Long Drink. Sono solitamente serviti in bicchieri più piccoli e sono perfetti per chi ama i cocktail più decisi e corposi.

Infine, ci sono gli Short Drink, che hanno una capacità fino a 7 cl. Questi cocktail sono spesso caratterizzati dalla presenza della sola parte alcolica, senza la presenza di ingredienti analcolici. Gli Short Drink sono generalmente serviti in bicchierini o in tazzine e sono ideali per chi preferisce un sapore forte e concentrato.

In conclusione, i cocktail vengono classificati in base alla loro capacità e alla proporzione di alcol e analcolici presenti. I Long Drink sono più leggeri e rinfrescanti, i Medium Drink sono più forti e intensi, mentre gli Short Drink sono concentrati e dal sapore deciso.

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