Stato patrimoniale riclassificato: schema e criterio finanziario

L’stato patrimoniale riclassificato è uno strumento contabile utilizzato dalle aziende per presentare in modo organizzato e sintetico la situazione finanziaria dell’azienda. Questo documento rappresenta una fotografia del patrimonio dell’azienda in un determinato momento, evidenziando le attività, le passività e il capitale proprio dell’azienda.

Lo schema dello stato patrimoniale riclassificato prevede una suddivisione delle voci in base alla loro natura economica, in modo da rendere più chiara la situazione finanziaria dell’azienda. Le principali voci dello stato patrimoniale sono:

  1. Attività correnti:
  2. rappresentano le risorse economiche di breve termine dell’azienda, come il denaro contante, i crediti verso i clienti e gli investimenti finanziari a breve termine.

  3. Attività non correnti: rappresentano le risorse economiche di lungo termine dell’azienda, come gli immobili, le macchine e gli impianti, e gli investimenti finanziari a lungo termine.
  4. Passività correnti: rappresentano gli obblighi finanziari di breve termine dell’azienda, come i debiti verso i fornitori e le tasse da pagare.
  5. Passività non correnti: rappresentano gli obblighi finanziari di lungo termine dell’azienda, come i prestiti bancari e le obbligazioni emesse dall’azienda.
  6. Capitale proprio: rappresenta il patrimonio netto dell’azienda, cioè la differenza tra l’attivo e il passivo dell’azienda. Questa voce indica la proprietà dell’azienda e rappresenta il valore residuo degli investimenti effettuati dai soci.

Lo stato patrimoniale riclassificato è uno strumento fondamentale per gli analisti finanziari e gli investitori, in quanto fornisce informazioni dettagliate sulla situazione finanziaria dell’azienda e permette di valutare la sua solvibilità e stabilità finanziaria.

Domanda: Cosa viene riclassificato nello stato patrimoniale?

La riclassificazione dello stato patrimoniale comprende diverse voci che vengono organizzate in modo più chiaro e dettagliato per rappresentare correttamente la situazione finanziaria dell’azienda. Nello stato patrimoniale, le attività vengono riclassificate in diverse categorie, come immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie, crediti verso clienti e fornitori, disponibilità liquide e altre attività finanziarie. Questa suddivisione permette di evidenziare il valore degli impieghi dell’azienda e la loro distribuzione tra le varie categorie.

Allo stesso modo, anche le passività vengono riclassificate per mostrare in modo più accurato le fonti di capitale dell’azienda. Ad esempio, le passività a breve termine includono fornitori, debiti verso clienti, debiti tributari e altre passività correnti, mentre le passività a lungo termine comprendono prestiti bancari, obbligazioni e altre passività finanziarie a lungo termine.

Una delle voci che viene riclassificata nello stato patrimoniale è il fondo di accantonamento del trattamento di fine rapporto (TFR). Questa voce contabile rappresenta il debito che l’azienda ha accumulato nei confronti dei dipendenti per le quote di TFR maturate di anno in anno. Il TFR è un’indennità che spetta ai dipendenti al momento della cessazione del rapporto di lavoro e viene accumulata nel tempo. Nel bilancio civilistico, il fondo di accantonamento del TFR è collocato alla lettera C) del passivo di stato patrimoniale.

In conclusione, la riclassificazione dello stato patrimoniale permette di fornire una visione più dettagliata e accurata della situazione finanziaria di un’azienda, evidenziando il valore delle attività e delle passività in modo organizzato e comprensibile.

Quale schema viene utilizzato per la redazione dello stato patrimoniale?

Quale schema viene utilizzato per la redazione dello stato patrimoniale?

Lo schema utilizzato per la redazione dello stato patrimoniale è definito dall’articolo 2424 del Codice Civile italiano. Questo articolo stabilisce che lo stato patrimoniale deve essere presentato in forma di sottospecie, con sezioni contrapposte che mostrano le attività e le passività dell’azienda.

Nello specifico, l’articolo 2424 delinea le seguenti sezioni che devono essere incluse nello stato patrimoniale:

1. Attività immobilizzate: questa sezione elenca gli investimenti a lungo termine dell’azienda, come immobili, macchinari, attrezzature e partecipazioni in altre società.

2. Attività circolanti: questa sezione include gli asset a breve termine dell’azienda, come i crediti commerciali (dovuti dai clienti) e gli stock di merci pronte per la vendita.

3. Patrimonio netto: in questa sezione vengono riportati il capitale sociale e le riserve dell’azienda, insieme al risultato dell’esercizio. Viene anche indicato se l’azienda ha profitti o perdite.

4. Passività a lungo termine: questa sezione comprende i debiti a lungo termine dell’azienda, come prestiti bancari e ipoteche.

5. Passività a breve termine: in questa sezione vengono elencati i debiti a breve termine dell’azienda, come fornitori e prestiti bancari a breve termine.

È importante notare che l’articolo 2424 del Codice Civile italiano lascia libertà di presentazione dello stato patrimoniale in forma scalare, il che significa che le sezioni possono essere elencate in qualsiasi ordine, a condizione che tutte le sezioni siano incluse. Questo consente alle aziende di organizzare lo stato patrimoniale in base alle proprie esigenze e preferenze.

In conclusione, lo schema utilizzato per la redazione dello stato patrimoniale segue le disposizioni dell’articolo 2424 del Codice Civile italiano e prevede sezioni contrapposte che mostrano le attività e le passività dell’azienda.

Cosa va nel conto economico riclassificato?

Cosa va nel conto economico riclassificato?

Il conto economico riclassificato è uno strumento contabile che permette di suddividere i componenti di reddito in diverse aree gestionali, al fine di analizzare in modo più dettagliato l’andamento finanziario e operativo di un’azienda.

Nell’area operativa del conto economico riclassificato si trovano alcuni indicatori chiave come il valore aggiunto, il margine operativo lordo e il reddito operativo. Il valore aggiunto rappresenta il valore creato dall’azienda attraverso la sua attività produttiva, ed è ottenuto sottraendo ai ricavi i costi diretti (materie prime, lavorazione, etc.). Il margine operativo lordo è il risultato ottenuto sottraendo ai ricavi anche i costi indiretti (ammortamenti, costi del personale, etc.). Infine, il reddito operativo rappresenta il risultato finale delle attività operative dell’azienda, ottenuto sottraendo ai ricavi anche gli oneri finanziari e le imposte.

Nell’area finanziaria del conto economico riclassificato si trovano invece il reddito ante imposte e il reddito d’esercizio. Il reddito ante imposte è il risultato ottenuto sottraendo ai ricavi tutti i costi e gli oneri, ma prima di applicare le imposte sul reddito. Il reddito d’esercizio rappresenta invece il risultato finale del periodo contabile, ottenuto sottraendo ai ricavi tutti i costi, gli oneri e le imposte.

La riclassificazione del conto economico permette quindi di avere una visione più dettagliata dei flussi finanziari e operativi dell’azienda, consentendo di valutare l’efficienza e la redditività delle diverse aree gestionali. Questo strumento è particolarmente utile per gli analisti finanziari e per gli stakeholder dell’azienda, in quanto fornisce informazioni più specifiche e utili per prendere decisioni strategiche.

Domanda: Come si classifica lo stato patrimoniale secondo il criterio finanziario?

Domanda: Come si classifica lo stato patrimoniale secondo il criterio finanziario?

La classificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio finanziario si basa sulla liquidità e sull’esigibilità delle voci. Questo approccio prevede di distinguere le diverse voci dello stato patrimoniale in base alla loro capacità di essere convertite in denaro nel breve termine.

Le voci più liquide e facilmente convertibili in denaro sono generalmente collocate nella parte superiore dello stato patrimoniale, mentre le voci meno liquide vengono collocate nella parte inferiore. Ad esempio, le disponibilità liquide, come il denaro in cassa e sui conti correnti bancari, sono generalmente classificate come attività correnti nella parte superiore dello stato patrimoniale. Al contrario, gli immobili e le attrezzature, che richiedono più tempo e sforzo per essere convertiti in denaro, sono classificati come attività non correnti nella parte inferiore dello stato patrimoniale.

Inoltre, le voci dello stato patrimoniale vengono anche classificate in base alla loro esigibilità, ovvero alla data di scadenza o alla capacità di essere pagate nel breve termine. Le passività correnti, come i debiti commerciali e le tasse da pagare entro un anno, vengono collocate nella parte superiore dello stato patrimoniale. Le passività non correnti, come i prestiti a lungo termine e i debiti con scadenza oltre un anno, vengono invece collocate nella parte inferiore dello stato patrimoniale.

In conclusione, la classificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio finanziario tiene conto della liquidità e dell’esigibilità delle voci, posizionando le voci più liquide e facilmente convertibili in denaro nella parte superiore dello stato patrimoniale e le voci meno liquide nella parte inferiore. Questo approccio aiuta a fornire una panoramica chiara e dettagliata della situazione finanziaria dell’impresa.

Quali criteri guida sono più comunemente utilizzati per la riclassificazione dello stato patrimoniale di unazienda?

Gli schemi più diffusi per la riclassificazione dello stato patrimoniale di un’azienda sono il criterio funzionale e il criterio finanziario.

Il criterio funzionale prevede la suddivisione dei conti in base all’area gestionale di appartenenza. In questo modo, si organizzano le voci contabili in sezioni che rappresentano le diverse funzioni aziendali, come ad esempio produzione, vendite, amministrazione e finanza. Questo criterio è particolarmente utile per analizzare e valutare le performance delle diverse aree dell’azienda, consentendo una migliore comprensione dei flussi finanziari e delle risorse impiegate.

Il criterio finanziario, invece, ordina le voci contabili in base al loro grado di liquidità o esigibilità. Le voci più liquide, ovvero quelle che possono essere facilmente convertite in denaro, vengono posizionate in alto nello stato patrimoniale, mentre le voci meno liquide vengono posizionate più in basso. Ad esempio, le disponibilità finanziarie, come il contante e i depositi bancari, sono considerate le voci più liquide e si trovano in cima allo stato patrimoniale, seguite da crediti e scorte. Le voci meno liquide, come immobilizzazioni e debiti a lungo termine, si trovano nella parte inferiore dello stato patrimoniale. Questo criterio consente di valutare la stabilità finanziaria dell’azienda e la sua capacità di far fronte agli obblighi finanziari.

Entrambi gli schemi di riclassificazione dello stato patrimoniale hanno i loro vantaggi e possono essere utilizzati in base alle esigenze di analisi e valutazione dell’azienda. Il criterio funzionale è particolarmente utile per una visione dettagliata delle diverse funzioni aziendali, mentre il criterio finanziario è più orientato alla valutazione della liquidità e della solidità finanziaria dell’azienda. Le informazioni ottenute attraverso la riclassificazione dello stato patrimoniale possono essere utili per prendere decisioni strategiche e migliorare la gestione finanziaria dell’azienda.

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