Resistenza a pubblico ufficiale pena: tutto quello che devi sapere sullart. 337 c.p.

La resistenza a pubblico ufficiale pena è un reato previsto dal codice penale italiano. Secondo l’articolo 337 del codice penale, chiunque usa violenza o minaccia (1) per opporsi a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni [339] (2).

Questo reato mira a garantire il corretto svolgimento delle funzioni pubbliche e a tutelare l’autorità degli agenti dell’ordine e degli altri pubblici ufficiali. La legge prevede una pena severa per coloro che si oppongono con violenza o minaccia a tali figure di autorità.

La resistenza a pubblico ufficiale pena è un reato che può essere commesso in diverse situazioni. Ad esempio, se una persona si oppone con violenza durante un arresto da parte di un poliziotto, o minaccia un’ambulanza che sta tentando di soccorrere una persona in difficoltà, potrebbe essere accusata di resistenza a pubblico ufficiale.

Quando non è resistenza a pubblico ufficiale?

La resistenza a pubblico ufficiale è un reato previsto dall’articolo 337 del Codice Penale italiano. Consiste nel opporsi con violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o a un incaricato di pubblico servizio nell’esercizio delle sue funzioni o a causa di esse. Tuttavia, esistono delle situazioni in cui l’opposizione a un pubblico ufficiale non viene considerata resistenza.

Una di queste situazioni è quando la resistenza è commessa durante la fuga alla guida di un’auto per sfuggire all’intervento delle forze dell’ordine. La Cassazione, con la sentenza n. 5209/2019, ha escluso la qualificazione di resistenza passiva in questi casi. Questo perché la persona che commette questa condotta di guida pericolosa pone deliberatamente in pericolo l’incolumità personale degli altri utenti della strada.

In sostanza, quando una persona tenta di sfuggire all’intervento delle forze dell’ordine mettendo in pericolo la sicurezza degli altri utenti della strada con una condotta di guida pericolosa, la sua azione non viene considerata resistenza a pubblico ufficiale. Questo perché la resistenza richiede una opposizione diretta a un’azione specifica del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, mentre in questo caso si tratta di una condotta autonoma e pericolosa che mette in pericolo la sicurezza di tutti.

Domanda: Come si configura il reato di resistenza a pubblico ufficiale?

Domanda: Come si configura il reato di resistenza a pubblico ufficiale?

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale è disciplinato dall’articolo 337 del Codice Penale italiano. Questo reato si configura quando una persona, mediante l’uso di violenza o minaccia, si oppone al compimento di un atto di ufficio o di servizio da parte di un pubblico ufficiale.

La violenza può essere sia fisica che verbale, e può consistere in azioni come spintoni, calci, pugni o l’uso di armi. La minaccia, invece, può essere espressa in modo diretto o implicito, ma deve essere tale da intimidire il pubblico ufficiale e indurlo a desistere dal compiere l’atto di ufficio o di servizio.

È importante sottolineare che per configurarsi il reato di resistenza a pubblico ufficiale non è necessario che l’opposizione effettiva provochi un impedimento concreto al compimento degli atti. L’importante è che vi sia l’intenzione di opporsi e che si utilizzi la violenza o la minaccia per farlo.

La resistenza a pubblico ufficiale è un reato punito con la reclusione da uno a tre anni, salvo che il fatto costituisca un reato più grave. Se l’opposizione viene perpetrata da più persone, la pena può essere aumentata fino a un terzo. Inoltre, se la resistenza è commessa mediante l’uso di armi, la pena può essere aumentata fino a un terzo.

In conclusione, il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando si utilizza violenza o minaccia per opporsi al compimento di un atto di ufficio o di servizio da parte di un pubblico ufficiale. Non è necessario che vi sia un impedimento effettivo al compimento degli atti, ma è sufficiente che vi sia l’intenzione di opporsi e che si utilizzi la violenza o la minaccia per farlo.

La domanda corretta è: Quando si configura minaccia a un pubblico ufficiale?

La domanda corretta è: Quando si configura minaccia a un pubblico ufficiale?

La minaccia a un pubblico ufficiale si configura quando viene utilizzata violenza o costrizione per coartare la volontà del soggetto passivo, mettendo a rischio la sua incolumità o la sua capacità di agire autonomamente.

La prima forma di minaccia si verifica quando viene impiegata energia fisica, che può essere diretta contro la persona stessa o contro oggetti vicini a lui. Ad esempio, se qualcuno minaccia un pubblico ufficiale brandendo un’arma o lanciando oggetti contro di lui, si configura una minaccia fisica diretta.

La seconda forma di minaccia si verifica quando viene utilizzato un mezzo che coartare la volontà del soggetto passivo, annullandone la sua capacità di azione o determinazione. Questo mezzo può essere di diversa natura, ad esempio minacce verbali, intimidazioni, estorsioni o ricatti. In questi casi, la minaccia non è fisica nel senso stretto del termine, ma è comunque in grado di mettere a repentaglio la sicurezza o la libertà del pubblico ufficiale.

È importante sottolineare che per configurare una minaccia a un pubblico ufficiale, è necessario che il soggetto passivo sia effettivamente un pubblico ufficiale, cioè una persona che ricopre un ruolo di responsabilità nell’amministrazione pubblica o nell’esercizio di un pubblico servizio. Inoltre, la minaccia deve essere idonea a coartare la volontà del soggetto passivo, cioè deve essere tale da creare un serio timore di subire un danno o un pregiudizio.

Cosa succede se aggrAscioco un carabiniere?

Cosa succede se aggrAscioco un carabiniere?

Se si aggride un carabiniere, si commette un reato grave che può portare a conseguenze legali significative. Secondo la legge italiana, l’aggressione a un poliziotto, un carabiniere o un altro pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio è considerata un’offesa penale. Le condotte punibili includono violenza, minaccia e resistenza.

In base alla legge italiana, chi agisce in modo violento o minaccioso nei confronti di un carabiniere può essere condannato a una pena detentiva fino a 5 anni. Questa sanzione viene applicata per proteggere la sicurezza degli agenti di polizia e garantire il corretto svolgimento delle loro funzioni.

È importante sottolineare che l’aggressione a un carabiniere non solo comporta conseguenze legali, ma può anche aggravare ulteriormente la situazione. L’uso di violenza o minacce può portare a una risposta più decisa da parte delle forze dell’ordine, che possono utilizzare mezzi di autodifesa per proteggere se stessi e gli altri.

Inoltre, l’aggressione a un carabiniere può avere conseguenze anche sul piano civile. L’agente aggredito ha il diritto di richiedere un risarcimento per eventuali danni fisici o psicologici subiti a causa dell’aggressione.

Aggredire un carabiniere o un altro pubblico ufficiale è una violazione grave della legge e comporta conseguenze legali significative. È fondamentale rispettare l’autorità delle forze dell’ordine e collaborare con loro nel rispetto delle regole.

Quando si configura il reato di resistenza?

Il reato di resistenza si configura quando una persona utilizza violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio durante l’esecuzione di un atto di ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza. Tale reato è punito dall’articolo 337 del Codice Penale italiano.

Secondo l’articolo 337 del Codice Penale, chiunque commette tale reato è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. È importante sottolineare che la violenza o la minaccia devono essere utilizzate con l’intento di opporsi all’azione del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio. Inoltre, l’azione di resistenza deve avvenire mentre il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio sta compiendo un atto di ufficio o di servizio, o quando viene richiesta assistenza a coloro che sono presenti.

La resistenza può assumere diverse forme, come ad esempio l’uso di forza fisica, minacce verbali o intimidazioni. È importante notare che il reato di resistenza viene punito perché ostacola l’azione dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio nel corretto svolgimento delle loro funzioni. Questo reato mira quindi a garantire il corretto funzionamento dell’amministrazione pubblica e a preservare l’ordine e la sicurezza pubblica.

In conclusione, il reato di resistenza si configura quando una persona utilizza violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale o a un incaricato di un pubblico servizio durante l’esecuzione di un atto di ufficio o di servizio. Tale reato è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni, ed è finalizzato a garantire il corretto funzionamento dell’amministrazione pubblica e la preservazione dell’ordine pubblico.

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